martedì 18 settembre 2007

La Sindrome della Ciambella

“Oh...Lei chi è, parente della sposa o dello sposo?”
“Nessuno dei due, signora, sono il fidanzato di una amica della sposa”
“Ah. Che bella coppia, nèh? E quanto sono innamoraaati, si vedeva da come si guardavano l’un con l’altra sull’altare..”
“E’ da molto che stanno insieme?”
“Ma disme nen, dopo sei mesi che si parlavano hanno già deciso di sposarsi. Ho dovuto in fretta e furia farmi portare da mia figlia a comprare un vestito da festa”
“Speriamo che non li colpisca la Sindrome…”
“Come…?”
“Niente, signora. Niente.”

In questo scorcio di settembre come ogni anno intasato da riti nuziali, farciti di amori sempre più formato discount sempre meno produzioni artigianali di qualità, è molto difficile non essere inghiottiti da almeno un matrimonio. Così domenica pomeriggio, ispirato in egual modo dal Nebbiolo del pranzo di nozze, dal Mielò ingurgitato la sera prima a Caluso e dall'alito al peperone bagna' 'nt l'oli della signora di Barge zia della sposa nonché mia vicina di Macarena, ho accostato il fantastico mondo dei matrimoni last minute ai momenti d'angoscia vissuti quando la spietata Sindrome della Ciambella si impossessava di me con cadenza periodica.
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Durante la mia ormai lontanissima carriera mancata da single a vita, i sintomi della malattia, puntuali come la morte, si manifestavano all’incirca due volte l’anno:
- inebriamento iniziale
- palpitazioni
- formicolii
- somme di denaro immense gettate in eterne e mielose conversazioni telefoniche
- dichiarazioni d’amore shakesperiane
Il tutto sfumato da nebbie infatuanti, tremendamente abili a cospargere con polvere di stelle il capo della malcapitata fidanzata di turno avvolgendola in un’abbagliante veste rosa da principessa incantata.
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Ma il tempo, quando vuole, sa essere insensibilmente spietato. Con il passare dei giorni la nebbia poco a poco si diradava, i difetti prendevano il sopravvento e la consapevolezza che l'incantesimo si fosse irrimediabilmente rotto affiorava quando, strofinandomi gli occhi per l'incredulità, l'elegante abito rosa da principessa si trasformava in una tuta marrone da mercato (di un paio di taglie più larga, tra l’altro). La sensazione che si prova in questi momenti è quella di avere il culo incastonato in un’enorme ciambella e non riuscire a tirarlo fuori. Da qui, appunto, il nome della Sindrome.

Che fare? Silenzi, ritardi, impegni vari, ancora silenzi, qualche lacrima. Ed ogni volta la promessa (da marinaio) di non partire più in quarta in un rapporto. Ma l’amore, si sa, è il contrario della dichiarazione dei redditi: si dichiara sempre di più di quello che si ha. Seppur siano presenti molti evasori.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma con la sindrome della ciambella non è che ti vuoi giustificare da tutti i cessi che ti sei fatto? hihihihi

Gasta ha detto...

molto simpatico, anonimo, molto simpatico.
Ma non mi stavo riferendo ai rottami delle 3 di notte in discoteca,
ma a rapporti di medio periodo, vere e proprie illusioni ottiche.
E poi, chi non si è fatto almeno un cesso (o più) nella vita scagli il primo commento,
vero (..e qui potrebbe partirmi un elenco vastissimo di adepti..)?

Anonimo ha detto...

Si ma l'illustrissimo sei tu, i tuoi adepti si aspettano il decalogo risolutivo da "sindrome da ciambella"...

Gasta ha detto...

Le risposte fra le righe del prossimo post, "Il filosofo barcollante".
Pillole di saggezza da ingerire settimanalmente con l'inaugurazione della nuova rubrica

Anonimo ha detto...

Mitico Gasta, dopo averti visto nelle peggiori situazioni e con i peggiori bidoni di tipe (a volte anche a pagamento...), leggere i tuoi scritti mi fan venire le lacrime ma poi .... pensandoci bene mi vien da ridere!!! p.s. "scherzo" quando scrivo anche a pagamento... e.b.