sabato 21 marzo 2009

Nato per essere CULT

La tanto attesa pellicola girata dai registi Bianco / Lanfranco, la risposta torinese ai fratelli Coen, approda finalmente in anteprima sul blog gastaldology: signori e signore ecco a voi il book trailer di Panna Smontata!
E sono già un caso le bizzarre performance dei 2 protagonisti del video, Luca Ciula e Luca Gasta, che con le loro spiccate personalità hanno diviso l'opinione pubblica: chi sta dalle parte di Luca Ciula? Chi di Gasta? Proibizionisti, anticonformisti, giustizionalisti e innocentisti, insurrezionalisti, Guelfi, Ghibellini, Diavoli e Acque Sante. A voi l'ardua sentenza.

Panna Smontata il trailer, nato per essere cult.
GUARDA IL TRAILER


Ed ora vai con le recensioni

“Se anche Costantino Vitagliano ha scritto un libro, allora pure Gasta può farlo”
La Repubblica

“Compra Panna Smontata, aiuta uno scrittore in erba (ma l’erba quello buona)”
Bob Marley

“In un momento di crisi investi in scrittura (volevamo scrivere “cultura” ma nel caso di Panna Smontata “scrittura” va più che bene)
Agenzia pubblicitaria Armando Testa al momento del lancio del book trailer
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"Gasta non ha recitato male, quasi quasi lo scritturo per il prossimo film"
Carlo Vanzina
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"Panna Smontata, e sei protagonista"
Vasco Rossi

martedì 17 marzo 2009

Boris l'acchiappa gnocche


Eccolo qua il dottorissimo bis che come al solito si conferma il peggiore.
Ed alla sua festa non potevano mancare le ex fidanzate storiche....

Martina, cui Boris nell'intimità chiamava convergenza



E sharon, detta la Orsolina.

giovedì 12 marzo 2009

Non c'è più niente da sfottere

Mercoledì gli sfottò degli interisti. Oggi ero pronto alla ritorsione juventina. Che però stranamente non ha avuto luogo o meglio, qualcosina ma nulla di eccezionale. Che strano. Silenzio. Forse vuol dire vergogna, da parte un po’ di tutti. Pensandoci bene non è solo la disfatta europea di 3 squadre ma la sconfitta di un intero paese. L’unica cosa sensata, come al solito, l'ha detta Sacchi: in un ambiente marcio, negativo, violento ed ignorante come quello del calcio italiano, dove i tifosi interferiscono con le società, i presidenti con gli allenatori e i media urlano allo scandalo audiencizzante, è praticamente impossibile che venga fuori qualcosa di buono.
Gli inglesi, che non ragionano come noi, ci insegnano a considerare il calcio come uno sport e non come un gioco. Per capire meglio cosa intendo dirvi vi riporto un post di qualche tempo fa che usa il calcio come metafora della vita.

Il mercatino delle scuse
mercoledì 14 maggio 2008
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La dinamica è sempre la stessa: frenata improvvisa del veicolo che ti precede, tua frenata improvvisa, tamponamento della macchina dietro di te (di solito con conducente donna). Scende una tamarracabina, che esordisce con:
"minchia, ma proprio così mi dovevi inculare?"
Io: "Guarda che chi è stato inculato veramente sono io..."
Tamarracabina: "minchia…però tu un po' facevi zig zag!"
Io: "Cosa..!? stai scherzando, vero?"
Segue una telefonata al suo assicuratore, che ovviamente dice di non firmare nulla. Ma è così difficile al giorno d'oggi prendersi le proprie responsabilità? Quanto è raro, in questi casi, sentire uno: "scusa, non ti ho proprio visto, mi spiace molto". Ma soprattutto, qual è la causa di tutto questo scaricabarilismo, questa continua ricerca di fregare il prossimo per poi vantarsi con famigliari e amici?Facciamo rispettare le regole! Ok, d'accordo.Pene più severe! Ok, d'accordo.Certezza delle pene! Ok d'accordo.Licenziamo i fannulloni! Ok, d'accordo.Tutti però partono dalla cura, nessuno dalla causa.

Il calcio, che è una meravigliosa metafora della vita, può aiutarci a comprendere meglio. Nei paesi di stampo anglosassone il calcio è uno sport, con le sue regole, i suoi principi e i suoi valori. A fine partita uno vince l'altro perde, ci si stringe la mano e si corre a bere una Guinness. Nei paesi di stampo mediterraneo (inseriamo anche America del sud e Messico) il calcio è un gioco, con le sue regole, certo, ma anche con le sue accortezze, le sue astuzie, gli inciuci ed i bluff. A fine partita uno vince l'altro dà la colpa all'arbitro (o, come direbbe Checco Zalone, all'albitro). Ci si insulta e ci si da appuntamento per riempirsi di botte. Attenzione, perché se il giochino ogni tanto non viene oliato con un po' di lealtà, prima o poi si rompe. Ultimamente l'Italia mi sembra un enorme mercatino delle scuse, simile a quello delle spezie di Marrakech, dove contrattare è un'arte e mercanteggiare patteggiando le proprie responsabilità è un dovere. Poi, però, tutti a lamentarsi se qualche multinazionale francese vuole acquisire le nostre bancarelle.

sabato 7 marzo 2009

Definire è limitare

Torino, Piazza S. Carlo. Dialogo che ho inavvertitamente ascoltato tra 2 uomini intenti a cogliere il primo sole di marzo seduti su una panchina di legno.

"Io ho fede nella razza."
"Per me la decadenza ha un fascino maggiore"
"E l'arte?"
"E' una malattia."
"E l'amore?"
"Un'illusione."
"La religione?"
"Il surrogato elegante della fede."
"Sei uno scettico."
"No davvero. Lo scetticismo è il principio della fede."
"Ma che cosa sei?"
"Definire è limitare."
"Dammi un filo."
"I fili sfuggono di mano. Ti smarriresti nel labirinto."
"Mi fai girar la testa. Parliamo di qualcun altro."

domenica 1 marzo 2009

Vorrei che sapessi

Torino, Monte dei Cappuccini. Discorso che ho inavvertitamente ascoltato tra due innamorati, lei rossa di rabbia lui faccia da cagnolino bastonato:

"Vorrei che sapessi che mi piaci veramente tanto e mi vai bene assolutamente così come sei. Non una virgola di più, non una di meno. Mi piace come cucini (anche se so che non ci credi), mi piacciono i tuoi gusti in generale e quelli in particolare per abbellir casa, i tuoi modi di fare e di vestire. Mi piace molto il tuo senso dell’humour, che mi fa ridere a crepapelle. A volte rido a crepapelle anche dopo diverse ore o prima di addormentarmi, ma ovviamente tu non lo sai questo. Mi piace il tuo odore. Starei ad annusarti praticamente sempre. La sera quando arrivo a casa il bacio che ti do è solo una scusa per annusarti. Beh, in realtà è anche perché ho voglia di baciarti, ma mentre lo faccio do sempre una sniffatina. Mi piaci quando fai la tenera e quando la sera prima di dormire ci abbracciamo.
Ecco oggi ho necessità di dirti queste cose. Le occasioni per farlo son sempre poche e mai abbastanza, così ho pensato di prendere questo momento brutto per scriverti il bello che mi dai tutti i giorni.
Ti voglio un mondo di bene, non fare così...".

Ma perché per tirare fuori il meglio di noi stessi dobbiamo per forza aspettare che le cose vadano male?