martedì 12 febbraio 2008

Cronaca di un S. Valentino annunciato

tu-tun-tu-tun, tu-tun-tu-tun, tu-tun-tu-tun
Faceva più o meno così il mio cuore quel pomeriggio quando mi congedai da lei.
Si presentò all'improvviso, con una semplicità disarmante, neppur lontanamente consapevole di tutta la sua grazia.

Mora, due occhi neri come la prima notte che facemmo l'amore, labbra sfacciatamente carnose che sapevano di sale, giubbottino di jeans e, appena sopra le ginocchia, una gonnellina di raso che avvolgeva prepotentemente due natiche "manariane". Non poteva terminare in modo migliore una schiena perfetta, inarcatissima, felina.

Mi chiese dov'era il Museo del cinema, ed io l'accompagnai. Salimmo in punta alla Mole, mi scattò una foto, e la baciai.
I baci non sono tutti uguali, suscitano di volta in volta sensazioni differenti: passione, tenerezza, amore, morbosità, erotismo... Ecco non ti so dire cosa provai in quel momento, ma dalla bocca dello stomaco partirono un milione di formiche, rosse con gli occhi a forma di cuore ed un sorriso ebetito, dirette verso tutte le parti del corpo, soprattutto vs le dita dei piedi e delle mani. Provai ad aprire gli occhi, il cielo era coperto ma io vedevo lo stesso il sole.
In quel preciso istante ebbi la consapevolezza di essermi follemente innamorato.

Era l'inizio della fine.

Il resto lo sai già, mia cara. Ed ora eccomi qua, a scriverti da una grigia scrivania in un grigio pomeriggio d'oltre manica.
Da quel pomeriggio di primavera molte cose sono cambiate, magari te le racconterò nei prossimi giorni.
Baci

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