giovedì 25 dicembre 2008

Natale a Natale

Caos esagerato solo l'ultima settimana, meno addobbi, regali in media più contenuti e ribalta del pensierino, economico ma apprezzatissimo in quanto inaspettato. Insomma la crisi qualcosa di buono ce l'ha regalato quest'anno. Resto dunque anch'io sulla linea della sobrietà mandandovi a tutti un grande bacio e regalandovi una storia di fine d'anno un po' particolare.


Meo amigo Charlie Brown

Nonché Brisgite Bardòbardò. Ovvero: “Che facciamo, Boris, usciamo, anche solo per un oretta?”. No. Quest’anno NO. Tutti gli anni la stessa storia. Tutti lo snobbano, tutti “..è out”, “..io odio le feste comandate, non mi son mai divertita..”. Poi, scatta la mezzanotte e via con Champagne e trenini. Che tristi. Il trenino su “Meo amigo Charlie Brown” è battuto in sconforto solo dal trenino sulla vecchia musica del Nescafè. Quest’anno NO. Cenetta a base di carne e formaggi, brindisi in casa e settimana bianca all’insegna della tranquillità. Con un unico obiettivo: la riscoperta del divano. Sì amici perché se il capodanno è sopravvalutato, il divano è ingiustamente trascurato. Declassato a semplice sedile imbottito dotato di braccioli, In realtà è molto di più, l’unico mobile su cui investire, centro dell’open space e degno sostituto del caminetto. Punto d'incontro, pensatoio, rifugio accogliente per i rientri sbronzi, fasciatoio per neonati, compagno fedele di play station, digitali terrestri e dvd. Sul divano inizia l’amore (e per i nostri simpaticissimi eiaculatori precoci lì finisce anche..), il petting estremo e quello solitario. E le sue macchie sono un vero e proprio DNA sporcaccionistico della coppia e del single. D’ora in poi quando vi presenterete a casa di qualcuno provate a fare questo esercizio: giro ispettivo in salotto, rapida ma clinica occhiatina allo stato del divano e poi spazio all’immaginazione! Provate a pensare a tutte le porcate che il padrone di casa ci ha combinato sopra, partendo dai cuscini fino ad arrivare a bracioli e schienale. Poi, se ne avrete ancora il coraggio, sedetevici sopra.
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Alla fine io e Boris la notte di Capodanno non ce l'abbiamo fatta e siamo usciti a farci un giro. Verso le due e mezza di notte, simpaticamente ciucchi e ossessionati dalle imboscate della polizia, abbiamo lasciato la macchina in garage e, dopo circa un km a piedi, stremati siamo arrivati alla discoteca più vicina. In pista erano rimasti i peggiori:

oooomeo amigo Charlie Brown..Charlei Brown!

Boris, vieni qua, allontanati dalla pista!”

Brisgite Bardòbardò

“Perché? Sta iniziando il trenino!”

…A, e, i , o , u, epsilon…

“No, il trenino noo! Via, di corsa ho detto!”

Troppo tardi. Era Boris la locomotiva.

martedì 16 dicembre 2008

MIND THE GASTA

Non è un luogo piacevole; non è gradevole,
né allegra né facile, né perfetta.
È solo magnifica.
Londra è proprio così: non ti sbatte in faccia er Colosseo, piove tutto il giorno e al marmo bianco dei monumenti nostrani preferisce i tristi mattoni scuri. Ma non c’è nulla da fare: in questa moderna babilonia si respira un atmosfera diversa, unica. Sempre in movimento di notte e di giorno, vasta come l’oceano ed il Tamigi insozzato che la attraversa. È sempre bello tornarci.
Passeggiando tra le vie che lambiscono Soho ho però notato una cosa inquietante, ulteriore conferma degli effetti devastanti della globalizzazione: la comparsa del fighetto londinese. Fino a tempo fa l’aura vintage dei suoi quartieri faceva sentire l’italiano medio in visita, attaccato a loghi e firme, piuttosto ridicolo e provinciale. Ma venerdì sera osservare le code di fighetti in fila per entrare nei locali mi sembrava di essere a Milano Marittima, un incubo. L’asse D&G – Spice Girl ha colpito anche la patria dei punk. Per tutto il resto ecco la mia Moleskine di quei giorni.


lunedì 8 dicembre 2008

Ciao. Magari ci si rivede

Tuu…tuuu…tuuu…Ciao, sono quello che hai incontrato alla festa,
ti ho chiamata solo per sentirti e basta...
si, lo so, è passata appena un’ora, ma ascolta:
c’è che la tua voce, chissà come, mi manca.
Se in quello che hai detto ci credevi davvero,
vorrei tanto che lo ripetessi di nuovo…
dicono che gli occhi fanno un uomo sincero,
allora zitta, non parlarmi nemmeno.
Posso rivederti già stasera?
Ma tu non pensare male adesso: ancora il solito sesso!

Cara ragazza del 2000, questa incantevole poesia di Max Gazzè qualche anno fa non avrebbe potuto aver luogo. Le ragazze non erano solite dare il loro numero di casa al primo incontro ed i maschietti non si sognavano neppur lontanamente di chiamare un numero fisso a notte inoltrata. Ci si dava appuntamento magari il sabato successivo alla tal ora nel tal locale. La voglia di sentirsi, di rivedersi o anche solo di guardarsi, ti assicuro, veniva anche a noi. Ma non ci si poteva chiamare o messaggiare appena il desiderio e la brama prendevano il sopravvento. Si aspettava, crogiolantemente impotenti, fino alla sera dell’appuntamento. Sperando e pregando. Non ti dico poi durante i giorni che precedevano l’incontro.., in testa c’era posto solo per il suo viso ed i suoi occhi, così come anche nei discorsi: si parlava di lui con tutti, tranne che con il diretto interessato. E quando (salvo imprevisti) finalmente ci si incontrava, la gioia era immensa ed il cuore rimbalzava talmente tanto nel petto da resettare qualsiasi frase melensa strategicamente preparata con le amiche.
Cara ragazza del 2000, come hai potuto comprendere sono la ragazza di qualche anno fa, quando la tecnologia non era ancora venuta in soccorso dei poveri innamorati. Al mio “lui” scrivevo lettere che arrivavano a destinazione dopo interi giorni e solo la sera potevo gioire ascoltando la sua voce, passando però prima dalle grinfie della madre, sempre attaccata alla cornetta! Adesso che potete usare questo strano aggeggio con tasti e altoparlante, tutto è diventato più facile. Con gli sms non si deve neppure più badare alla grammatica (ormai nessuno ci fa più caso) e ci si può chiamare anche 20 volte al giorno. Ma toglimi una curiosità: la sera, quando vi incontrate o vi ritelefonate, avete ancora qualcosa da dirvi? Sia come sia, volevo solo dirti che oggi siete molto fortunate ad avere un modo per ridurre le distanze ed annullare l'attesa. Tutto e subito. Come mi sarebbe piaciuto possederne uno tutto per me, magari quello super moderno con anche le video chiamate…Ora ti saluto, mia cara. Sai, stasera mi incontro con Marco, il mio ragazzo. E' da domenica che non lo vedo né lo sento e quando salirò sulla sua auto dovrò incatenarmi al sedile per non saltargli addosso.

lunedì 1 dicembre 2008

Storti alla Tuttadritta

10km in 55 minuti. Non è un gran che ma ho migliorato il mio personale di 58. Ringrazio soprattutto l'artefice di questa impresa, Burzi. Da quando, al quinto km, mi ha affiancato superandomi, il mio orgoglio si è fatto sentire: no caro mio, non mi puoi battere anche questa volta. Già alla Stratorino mi sverniciasti sull'arrivo deridendomi per i mesi successivi. Dopo 4 km francobollato all'infame decisi che era il momento di superarlo allungando il passo, non prima di aver messo una canzone degna dell'impresa nel mio I Pod. Ma niente, solo pezzi lenti. Dopo 100 metri di click sul tasto "avanti" finalmente il barlume di una canzone adatta: Claudio Baglioni, Io sono qui. Lo scatto, il sorpasso, l'arrivo, il fiatone, la gioia. incredibile la mia propensione sfrenata all'obiettivo, qualunque esso sia. In mancanza dell'antagonista avrei proseguito tranquillo alla mia solita andatura da parinotto...

Ma vorrei soprattutto parlare del vero protagonista della Tuttadritta, special guest dell'evento insieme ad Ambeta e Ciro Ferrara: l'avvocato Ghione. Il neo avvocato si è presentato all'appuntamento senza allenamento e visibilmente in sovrappeso. Più a suo agio nei bar che di corsa in strada, prima della partenza si è fatto un caffè che ha poi successivamente vomitato all'altezza del Mauriziano. All'arrivo i cronometristi erano già andati a casa ma lui non domo ha proseguito la corsa fino al punto ristoro dove gli alpini distribuivano polenta e salciccia. Di seguito ecco alcune foto. Come potete vedere è stato per diverso tempo seguito da un vigile. Si credeva infatti fosse un barbone appena sveglio dopo una nottata in Piazza Solferino.







Un ringraziamento particolare a Fabio Pozzar, unico vero atleta del quartetto, per il continuo incitamento e la costanza con cui mi sprona a prepararmi per la maratona. Che coraggio!