giovedì 17 gennaio 2008

Malagol

“O è una disgrazia, oppure è un miracolo”.

Così ho pensato quando mi sono sorprendentemente accorto che una mia amica, solitamente molto loquace e logorroicamente schiamazzante, durante una cena raggiunse il suo personale record di 5 minuti di silenzio. Stentavo a credere che dalla sua larga bocca/becco di papera non uscisse nulla. Assoluta mancanza di suono o rumore. Se poi veniva interpellata, dava risposte a bassa voce, chiare e concise. In alcuni casi argomenti addirittura intelligenti. Incredibile. Quale arcana pozione o fiabesco incantesimo si celava dietro a questa metamorfosi? Il mal di gola. Fantastico. L’infiammazione alla gola non le permetteva di catapultare fuori qualsiasi stronzata gravitasse attorno alla sua grassa ugola, doveva filtrare e dosare le parole prima di farle uscire, sia in numero sia in decibel. Pensare a cosa dire. Pensare. Pensare! Da qui l’idea del Malagol. Il Malagol è un razionalizzatore di vocaboli. Attraverso una piccola pastiglia infiammatoria vengono colpite le prime vie aree respiratorie, in particolare laringe e faringe. Così facendo il soggetto in questione non può più sparare puttanate a raffica, ma è costretto a filtrare, attraverso quel poco conosciuto organo che è il cervello, quello che ha intenzione di pronunciare, ottimizzandolo. Il Malagol può essere assunto da chiunque: fidanzate, madri apprensive, maschi molesti che non riescono a capire al volo che lei non ci sta, capi ufficio, politici, fighetti, sciaquette, fenomeni in genere, suocere, pettegoli, amanti. A parte un leggero arrossamento della gola, non ha controindicazioni e se ne può somministrare in quantità massiva. Consiglio a tutti di assumerlo almeno una volta. I benefici sono molti, sia per noi stessi sia per le persone che ci stanno attorno.
Nello specifico la vera indicazione del Malagol è la naturale produzione di silenzio. Che genera pensiero. Che, in stadi avanzati, dà vita a silenzio inteso come assenza di pensiero (e, se vogliamo proprio fare i mistici, si potrebbe anche aggiungere “placando l’attività frenetica della mente ritrovando così la pace interiore”. Ora basta però con le canne). Il silenzio è indispensabile. Basti pensare che la sua pratica viene considerata una forma di disciplina spirituale presso parecchie forme di religione. Il sadhana induista, la clausura cristiana e la meditazione buddista sono solo alcuni esempi della pienezza del silenzio. Ma scomodare le religioni non serve. Basta osservare i comportamenti di 2 innamorati: frasi appena sussurrate arrivano al cuore su corsie preferenziali, e l’intensità di uno sguardo vale più di mille parole.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

dimmi dove si prende. A me serve quando do l'ok a portarmi fuori a cena a qualche uomo e poi dopo un ora di monologo di super figo me ne pento...

Anonimo ha detto...

ma la pillola in foto è quella del cialis- l'abbinamento con il post non sarà mica voluto?